12/08/2024

OMAGGIO AL CAMMINO

OMAGGIO AL CAMMINO

Cinema e cammino, perché? Per quale motivo legare l’atto del camminare – pratica di movimento lento e costante, all’aperto – con l’esperienza cinematografica – azione invece statica, nel buio della sala, risultato del susseguirsi di rapidissimi fotogrammi? In verità, se si guarda meglio verso entrambi, è possibile notare un certo grado di somiglianza, lo stesso che accomuna due parenti lontani, dove è l’insieme di sottili dettagli a stabilirne il legame.

 

La storia del cinema è a tutti gli effetti pervasa da sequenze di cammino, inquadrato da ogni punto di vista. Se vogliamo, la fondazione stessa del cinematografo avviene sotto questa stella: la prima proiezione pubblica di sempre, L'uscita dalle officine Lumière del 1895, ritrae un ampio gruppo di operaie che, camminando, escono dalla fabbrica. Se pensiamo inoltre al sostantivo κίνημα (“movimento” in greco antico) che forma la parola cinema, è allora comprensibile immaginare perché l’azione del camminare, forma primaria di movimento, abbia avuto un tale impatto sulla settima arte.

 

Allo stesso modo, il cammino inteso come esperienza conoscitiva, estetica e percettiva può avere molti punti in comune con il cinema. Il camminare facilita l’astrazione dal sé, favorisce la lateralità del pensiero e soprattutto aumenta la predisposizione a ricercare soluzioni creative. Ciò avviene in particolar modo se si cammina a piedi, all’aria aperta, perché, come sosteneva Hal Borland, «ogni cammino è una scoperta; a piedi ci prendiamo il tempo per vedere le cose nel loro insieme». Un meccanismo simile avviene quando siamo di fronte a un film. Il cervello risponde incessantemente agli stimoli audiovisivi, permettendoci di immedesimarci, reagire, rielaborare e comprendere ciò che vediamo sullo schermo. Cinema e cammino quindi condividono svariati processi conoscitivi all’interno del grande insieme dell’esperienza estetica. Non a caso Werner Herzog, grande camminatore e regista parte di questa retrospettiva, diceva spesso ai suoi studenti: «Imparerete di più camminando dal Canada al Guatemala rispetto a ciò che potrete mai imparare in una scuola di cinema».

 

Per il trentesimo anniversario del Film Festival della Lessinia, abbiamo deciso di partire dalle parole di Herzog per costruire una piccola retrospettiva fatta di cammini, camminatori e soprattutto camminatrici, che in tempi e spazi diversi affrontano il mondo mettendo un passo davanti all’altro. Quattro titoli per esplorare il cammino nella pluralità delle sue forme, dove troviamo l’Italia (L’Armata Brancaleone), l’Europa (Senza tetto né leggeNomad - In cammino con Bruce Cha- twin) e gli Stati Uniti (Nomadland); dove troviamo donne in solitaria (Senza tetto né legge, Nomadland), due amici (Nomad) e una banda scalcinata (L’Armata Brancaleone); dove epoche remote (L’Armata Brancaleone) lasciano spazio alla contemporaneità (Nomad, Senza tetto né legge, Nomadland); dove il cammino è anche inteso nel suo significato più metaforico (Nomadland); dove il documentario (Nomad) è vicino alla commedia in costume (L’Armata Brancaleone); dove la fin- zione più tradizionale (Nomadland) è accostata a formati più sperimentali (Senza tetto né legge).

 

Quattro titoli che svelano l’anima di un Festival che, dopo trent’anni, continua a espandersi man- tenendosi legato alla sua identità, alla terra che lo ospita e che già si proietta verso il futuro. Per continuare a guardare film, per continuare a interrogarsi sul mondo che ci circonda, e per continuare a camminare.

Tommaso Priante

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