NEL SOTTOSUOLO DELLA MUSICA E DEL CINEMA
Il travolgente rock di Mauro Ottolini scuote la sala del Teatro Vittoria. La colonna sonora de L’inferno di Francesco Bertolini concede poco al già sentito. Ci vogliono coraggio, intelligenza e credibilità ad accostare alle immagini del 1911 tratte dalla prima cantica del La Divina Commedia una musica tanto ardita, almeno quanto il «folle volo» di Ulisse. La musica di Ottolini è densa, non si azzarda a commentare pedissequamente il film, lo travolge e se ne fa travolgere, facendosi interprete inaspettata. Come in groove senza tregua, i nove straordinari musicisti accompagnano le immagini altrettanto straordinarie che a inizio Novecento segnarono un’autentica rivoluzione per il cinema. Dante e Virgilio si appressano alla Città di Dite, e l’orchestra scoppia, incendia, giganteggia. Le arpie stridono sopra i dannati fatti alberi, e Ottolini dà voce alle loro grida con l’elettronica e le voci. Il Conte Ugolino rode la testa dell’Arcivescovo Ruggeri, e par di ascoltarne la voce roca, disperata, feroce ad accanirsi coi denti sul teschio del dannato. Poi Lucifero, e il trombone di Ottolini romba, mentre Satana rode i traditori, e la band dà suono all’atto estremo di tortura, prima dell’uscita, quando risuona, nel canto, la parola «paradise…», ad anticipare ciò che verrà. Un inizio Festival che non ha definizioni. Qui, al Film Festival della Lessinia, nel sottosuolo delle montagne, nel sottosuolo della musica e del cinema.