LA PRESENTAZIONE DEL DIRETTORE ARTISTICO ALESSANDRO ANDERLONI
«Il tuo futuro è sottoterra» si divertono a predire gli speleologi,
scherzando sulla loro passione di esplorare il sottosuolo. L’esploratore
Francesco Sauro, tra gli ospiti del XXII Film Festival della Lessinia, afferma
che il sottosuolo sarà la nuova frontiera della conoscenza del nostro pianeta.
Nella mostra fotografica Abissi della terra, profondità degli uomini ha
accostato le grotte agli uomini, così come amava fare il geologo Alfonso Vinci,
a cui il Festival dedica un altro degli incontri del ciclo “Parole alte”, che
paragonava il sottosuolo all’animo umano, affermando che l’esplorazione più
importante resta quella di se stessi. E non è forse il rapporto tra mondo
sotterraneo e mondo interiore ad aver interrogato filosofi e scrittori, dal Mito
della caverna di Platone a La tana di Kafka, come racconterà Adriana
Cavarero? Le grotte sono state e sono il luogo del rito, e le miniere quello
della fatica e della morte. Al centro dell’omaggio tematico che il XXII Film
Festival della Lessinia dedica al sottosuolo (grotte, miniere e Aldilà) c’è
dunque costantemente la relazione con l’Uomo. È lo stesso punto di vista da cui
il Festival guarda da più di due decenni alla montagna, raccontandone la vita,
la storia e le tradizioni.
Per restare in ambito speleologico, potremmo addentrarci nella scoperta
del programma con lo stesso sguardo di chi si avventura a esplorare il buio
delle caverne. Perché se di una montagna è visibile la cima – ci insegnano
ancora gli speleologi – di una grotta è impossibile saperne il fondo. Ci potrà
essere sempre un fondo più in basso, o una dirama- zione sconosciuta, magari
nello stesso cunicolo già visitato da migliaia di esploratori fintanto che
qualcuno lo guarderà in modo diverso e ne scoprirà inaspettatamente una nuova
prosecuzione. Così, cercando, e guardando, e selezionando film, abbiamo
compiuto anche noi la nostra esplorazione verso qualcosa che non conoscevamo
fin tanto che, mentre il programma prendeva forma, abbiamo iniziato a intravedere
la forma, le dimensioni, le peculiarità della “caverna” dell’edizione 2016. E
ora, guardandola da dentro, a scorrere i 64 film dai 25 paesi (ben 20 le
anteprime italiane) questa grotta apparirà a ogni occhio diversa, e per questo
ancora più affascinante. Un’avventura della conoscenza che si moltiplica per
ogni spettatore, imboccando continuamente nuovi passaggi verso paesi, lingue,
storie, culture.
Il concorso 2016 presenta 23 opere, di queste sono quattro i
lungometraggi a soggetto: potenti, inaspettati, duri, sempre dentro l’attualità
del vivere in montagna. Dal cinese Tharlo di Pema Tseden, che non
mancherà di far discutere per la scelta stilistica estrema e originalissima, a Þrestirdi Rúnar Rúnarsson, spietato nel metterci di fronte una storia di oppressione
in montagna, a Die Schwalbe in cui Mano Khalil torna al Festival con un
racconto che sa di autobiografico, tra le valli del Kurdistan iracheno, al
turco Rauf di Bariş Kaya e Soner Caner, dove lo sguardo è quello di un
bambino davanti a montagne e a sentimenti più alti di lui. Il Festival ha scel-
to per il concorso 11 documentari. Tornano in Lessinia Mario Casella e Fulvio
Mariani, con il loro nuovo viaggio invernale, questa volta in Afghanistan, e
torna Matthias Koßmehl con una storia di prorompente attualità che indaga su
due mondi che si incontrano e non si parlano: l’Europa e i nuovi europei. Della
voce di un altro pastore ci narra un altro ritorno al Festival, Vladimir
Perović, con l’inconfondibile asciuttezza del suo stile. Dall’Argentina, Tato
Moreno ci porta una storia di gauchos nei grandiosi panorami delle Ande.
Altri panorami, non meno affascinanti quanto in pericolo per i cambiamenti
climatici, sono quelli del documentario Sila and the Gatekeepers of the
Arctic, o quelli dell’affascinante bianco e nero di Socotra, la isla de
los genios. Ancora il sottosuolo è protagonista del film belga Reveka che
documenta la terribile vita nelle miniere boliviane del Cerro Rico. Dalla terra
al cielo ci porta invece, in una riflessione dolcissima e delicata, Stéphane
Goël nel suo Fragments du Paradis. A completare il programma dei film
che si contenderanno la Lessinia d’Oro e d’Argento e gli altri premi ufficiali,
sei cortometraggi e due film d’animazione.
Il Film Festival della Lessinia presenta nelle altre sezioni una selezione di quarantun film che non sono per niente un programma minore. Le proiezioni del “FFDL+”, dedicate ai bambini, stanno affermandosi come un festival nel festival. Il programma di “Montagne italiane” apre uno sguardo sulle opere prodotte in Italia, dando spazio a documentari, cortometraggi e animazioni. Dell’omaggio tematico al sottosuolo (di cui raccontiamo nella presentazione a esso dedicata in questo catalogo) va sottolineato lo sforzo del Festival a riproporre classici del cinema d’autore sui quali spicca lo spettacolare evento di apertura con L’inferno di Francesco Bertolini e i piccoli capolavori che sono i cortometraggi Il culto delle pietre di Luigi Di Gianni e Surfarara di Vittorio De Seta. E non manca lo splatter di Alien 2 - Sulla terra di Ciro Ippolito. Infine la nuova sezione “Montagne di mattina” dove ci prendiamo il gusto di riproporre, in lingua originale, i grandi film dell’ultima stagione ambientati in montagna. E quest’anno il programma è prelibato, con registi del calibro di Tarantino e Iñárritu, e attori come Di Caprio e Fassbender.
Questo è il XXII Film Festival
della Lessinia. A voi l’esplorazione.