15/07/2024

IL CAMMINO DEL FILM FESTIVAL DELLA LESSINIA

IL CAMMINO DEL FILM FESTIVAL DELLA LESSINIA

È il primo luglio 1995. Piero Piazzola e Mario Pigozzi, nel Teatro Parrocchiale di Corbiolo, sono alle prese con le prove di proiezione dei film che quella sera inaugurerà la prima edizione del “Premio Lessinia”, sottotitolo “Festival del videofilm d’amatore”. Piazzola, l’indimenticabile presidente del Curatorium Cimbricum Veronense, e Pigozzi, il cineasta di Tregnago che ha per anni lavorato per la Rai di Venezia, inventano quello che diventerà il Film Festival della Lessinia. Sulla locandina della prima edizione campeggia il logo, da poco disegnato, del Parco Naturale Regionale della Lessinia, a dire, fin dall’esordio, che quel Festival è strettamente legato a tutta la Lessinia e ai temi che gli saranno cari per tutta la sua storia: la vita in montagna e il rapporto tra gli uomini e l’ambiente. 

Qualche giorno dopo vengo chiamato dai due “pionieri” del Festival a presentare la cerimonia di premiazione nella sala conferenze dell’Hotel Bellavista di Bosco Chiesanuova e ad annunciare il vincitore della prima edizione, Massimo Maimeri con il film Seppur son stelle nella cenere, il primo dei trenta “gran premi”, dicitura mutuata dallo storico Film Festival Città di Trento che sarà per anni un riferimento per quello della Lessinia che sta cercando la sua personalità. L’anno successivo il legame con le tematiche ambientali e con i parchi naturali si rafforza. Ugo Brusaporco, chiamato a dirigere la seconda edizione del Festival a Erbezzo, cura un programma dedicato ai grandi parchi d’Europa, portando in giuria un regista del calibro di Gideon Bachmann, amico di Pasolini e Fellini. Il sottotitolo dell’edizione 1996 è “Concorso e rassegna di film e video dedicati ai parchi e alle oasi naturali. Concorso Video Lessinia”. Ecco che il Festival inaugura, accanto alla sezione di film in concorso, un programma dedicato a temi naturali. La selezione di Brusaporco è coraggiosa. Chiamato ad assisterlo (e a imparare), ricordo lo stupore degli spettatori davanti al grande schermo allestito nel palazzetto dello sport di Erbezzo, forse troppo grande per un Festival che sta cercando di crescere, passo dopo passo, al ritmo di chi cammina in montagna. Vince il primo premio Carlo Malachini con Una macchina ad acqua.

Impegnato nell’organizzazione fin dalla prima edizione, con quella del 1997 vengo incaricato ufficialmente dal Curatorium Cimbricum Veronense di dirigere il Festival che trasloca a Cerro Veronese: nell’idea dei fondatori vi è infatti il proposito di renderlo itinerante tra i paesi della Lessinia. Viene ripreso il nome della prima edizione, “Premio Lessinia”, si trova un teatro ampio e bene attrezzato e un paese intero che accoglie e che si affeziona alla manifestazione. Inizia la sua collaborazione con il Festival Giancarlo Corradi che, con dedizione, passione e caparbietà, continuerà a lavorarci ininterrottamente fino al 2020, contribuendo a dare alla rassega l’autorevolezza a e la statura che la contraddistinguono oggi. In omaggio al paese che lo ospiterà per dieci, indimenticabili anni, il Festival dal 1997 assegna come premi principali il Cerro d’Oro e il Cerro d’Argento. Quello d’Oro è dedicato alle “etnie in Italia”, a testimonianza della vocazione del Festival a occuparsi delle lingue e delle cultura minoritarie, e viene vinto da Claudio Redolfi con Caserando.

Nel 1998 il Festival annuncia il tema che lo accompagnerà fino ad oggi: vita, storia e tradizioni in montagna, escludendo per regolamento i film dedicati allo sport e all’alpinismo, scelta che si rivelerà lungimirante e che consentirà al Lessinia di ritagliarsi la sua originalità nel vasto mondo dei film festival di montagna. Sono venti i film presentati nella quarta edizione, con una durata massima di sessanta minuti. Per la prima volta il Festival ospita film di provenienza internazionale, sottoposti a una giuria che resterà sostanzialmente fissa fino al 2007, con qualche ingresso di nuovi giurati di anno in anno. Ne fanno parte alcuni tra i primissimi sostenitori del Festival: Giovanni Padovani, Giuseppe Brugnoli, Averardo Amadio e Guariente Guarienti. L’anno successivo ne entrano a far parte anche Pietro Barzizza, fondatore e anima del Circolo del Cinema di Verona, e Piero Zanotto, tra i più grandi esperti di cinema di montagna e già direttore del Film Festival Città di Trento. Fredo Valla vince l’edizione 1998 con Riposino in pace, Enrico Costanzo l’edizione 1999 con Le stagioni di cervo e capriolo. Nel 2000 la giuria, di cui entra a far parte anche il fondatore del Festival Mario Pigozzi, premia uno dei film destinati a diventare un’icona nella storia del Festival: L’è uscìa di Urs Frey e Mike Wildbolz. Con ventiquattro opere internazionali in concorso, il Festival ha ormai affermato il suo carattere internazionale e si pone, in particolare, come riferimento dei film dedicati alle minoranze etnico-linguistiche delle Alpi.

Dal 2001 il Film Festival Premio Lessinia si consolida come manifestazione esclusivamente dedicata alla vita in montagna. Le giornate di proiezione diventano cinque e vince il Cerro d’Oro uno dei registi che diventerà tra i più grandi amici ed estimatori del Festival, Sandro Gastinelli con Arriverà il sole. Ricevono premi anche a Giorgio Pirana e Lino Mazzurana, registi che segneranno la storia del Festival con le numerose opere dedicate alla Lessinia e presentate in molte edizioni successive. C’è un premio anche per un giovane regista, non nuovo al Festival, Emanuele Miliani.

Nella sua ottava edizione il Festival è ormai pronto per inaugurare la nuova programmazione che diventerà nel tempo uno degli assi portanti dell’impegno di divulgazione e formazione cinematografica. Si inaugura “Il Premio Lessinia a Scuola”, concorso per cortometraggi realizzati dagli studenti delle scuole della Lessinia, la prima delle innumerevoli iniziative dedicate al mondo dell’educazione. Tra i ventisei presentati, viene premiato un altro film culto, Il guardiano dei segni di Renato Morelli. Vincono il Cerro d’Oro i giovanissimi Alberto Cogo e Guido Ostanel con Recinti. Nasce in quella edizione il “Premio Parco della Lessinia” per i film dedicati ai parchi in montagna. Nel presentarlo, scrivo appassionatamente: «La vita naturale, e si pensi agli animali, agli alberi, ai torrenti, reclama il diritto di essere tutelata, come lo sono le lingue in via estinzione. Non per creare riserve o zoo, ma per salvaguardare ciò che, senza regole, sarebbe nelle mani dell’avventurismo edilizio, della speculazione, delle abitudini di certa caccia o dello sfruttamento a oltranza delle risorse della montagna. Difendiamoli, i parchi! E fortunata la Lessinia ad averne uno!».

Nel 2004 il Film Festival Premio Lessinia compie i suoi primi dieci anni e li onora con due retrospettive omaggio, una a Cerro Veronese e una alla Lessinia, con una tavola rotonda, La Lessinia e il suo Festival, e con due illustri ospiti, Mario Brenta, che nel Teatro di Cerro Veronese presenta il film Barnabo delle montagne, e Marcello Baldi, regista del film Italia K2 e protagonista del documentario Non solo K2… le pupille di Marcello di Renato Morelli. Urs frey torna ad aggiudicarsi il Cerro d’Oro con il film Chaus e muntognas, Fredo Valla il Cerro d’Argento con Novalesa, una storia d’inverno, Sandro Gastinelli il Premio del Curatorium Cimbricum Veronenese con Piròt, el fiét d’en bot.

Dall’edizione 2005 il Festival amplia la sua ricerca, con metà dei ventiquattro film presentati che sono di provenienza internazionale. Il Festival omaggia Ermanno Olmi con la proiezione del film Il tempo si è fermato e premia con il Cerro d’Oro gli austriaci Richard Ladkani e Kief Davidson per The Devil’s Miner. Arriva per la prima volta in Lessinia anche il regista Fulvio Mariani con lo speleologo Andrea Gobetti per presentare il film L’ombra del tempo. Nel 2006 il Festival aggiunge a quella del Teatro Parrocchiale, ormai insufficiente per ospitare tutte le opere selezionate nei nove giorni di programma, una seconda sala di proiezione. Con la rassegna “Il Film Festival a tavola” apre la sua collaborazione con le realtà enogastronomiche della Lessinia; nascono gli “Aperitivi con l’Autore”, vanno in scena spettacoli di narrazione e concerti, ma al centro restano pur sempre i film: «I protagonisti saranno sempre i registi e i loro film», si legge sulla mia presentazione del programma, «quando il “baraccone” del Festival diventasse più importante e più rumoroso di loro, allora li avremmo traditi e avremmo tradito noi stessi». Ospite d’onore è il regista francese Henri Agresti, il Cerro d’Oro va all’irlandese John Murray con Bezad’s Last Journey.

Se l’edizione del 2006 segna l’apice del cammino decennale del Festival a Cerro Veronese, è ormai evidente che la manifestazione ha raggiunto una tale dimensione e rilevanza da rendere necessari nuovi spazi, sale più capienti e attrezzate per consentire proiezioni in tutti i formati analogici e digitali. Il nuovo Teatro Vittoria, inaugurato in quell’anno a Bosco Chiesanuova, sembra essere dunque l’approdo naturale del Festival. È lì che, tornando al paese che l’ha visto nascere, si trasferisce la manifestazione nel 2007, assumendo la denominazione ufficiale di Film Festival della Lessinia, presto abbreviato nell’acronimo FFDL, e presentando il nuovo logo disegnato da Giannantonio De Maldè, la fada, che diventa anche il trofeo dei nuovi premi principali: la Lessinia d’Oro e la Lessinia d’Argento. Nella “Piazza del Festival” si allestiscono per la prima volta spazi enogastronomici. Il Festival omaggia Dino Buzzati e don Lorenzo Milani e ricorda la Grande Guerra sulle Alpi. Della giuria viene chiamato a far parte un grande protagonista della cinematografia “di montagna”, il regista tedesco Gerhard Baur, ma il pubblico, per la prima volta nella storia del Festival, contesta il verdetto (non unanime) dei giurati, rumoreggiando all’annuncio della Lessinia d’Oro al film Un noël au Tibet di Jean-Baptiste Warluzel, Valk Van Gaver e Constantin De Slizewicz e osannando la Lessinia d’Argento a Das Kalb in der Kuh und das Korn in der Kist’ di Josef Schwellensattl, il film che avrà  negli anni successivi il più alto numero di proiezioni tra tutti quelli della storia del Festival.

L’edizione 2008 si apre con lo straordinario concerto della Caucasian Chamber Orchestra che giunge in Lessinia da Tblisi e a cui è dedicato il film che vince la Lessinia d’Oro, Grozny Dreaming degli svizzeri Fulvio Mariani e Mario Casella. Dalla Svizzera arriva anche il prestigioso ospite d’onore della quattordicesima edizione, Fredi Murer che presenta il suo capolavoro (e uno dei capolavori in assoluto del cinema di montagna) Höhenfeuer. Nel programma trovano spazio gli eventi de “Il Festival dei Bambini”, gli “Aperitivi con i registi”, i “Filò letterari”, le escursioni, i concerti nella “Piazza del Festival”. La nuova giuria del Festival, che prende il posto della giuria fissa, è composta da cinque membri e premia anche il film Their Helicopter della georgiana Salome Jashi che sarà a sua volta in giuria nel 2009, assegnando la Lessinia d’Oro al film Carmen Meets Borat di Mercedes Stalenhoef e la Lessinia d’Argento a Himalaya, la terre des femmes di Marianne Chaud, facendo così scoprire al pubblico della Lessinia questa amatissima regista francese. La quindicesima edizione del Festival ospita 55 film da 18 paesi e omaggia il personaggio di Heidi con la mostra fotografica Heidi. Un mito della montagna realizzata con il Museo della Montagna “Duca degli Abruzzi” di Torino. Con la retrospettiva dedicata alla Bayerischer Rundfunk, la Televisione Bavarese, il Festival inaugura un’esplorazione, che proseguirà negli anni successivi, nelle programmazioni dedicate alla vita in montagna delle televisioni europee.

Nel 2010 nasce l’ente Film Festival della Lessinia di cui Giancarlo Corradi ricoprirà la carica di presidente fino al 2020. Non si tratta di una separazione dal Curatorium Cimbricum Veronense, associazione che ha inventato e guidato il Festival per sedici anni, ma un proseguire, insieme e più forti, sul cammino tracciato. Se la giuria internazionale sceglie per la Lessinia d’Oro un cortometraggio, Felicità di Salomé Aleksi, il Festival è conquistato dal giovane monaco tibetano protagonista di Himalaya, le chemin du ciel che vede di nuovo Marianne Chaud premiata con la Lessinia d’Argento.

Nel 2011 nella Casa Circondariale di Verona nasce la “Giuria MicroCosmo”, composta da persone detenute, una delle iniziative sociali più significative del Festival. Annullato per una impetuosa tempesta che non permette ai musicisti nemmeno di scendere dal pullman, il film Safety Last con la musica dal vivo di Michael Lösch e il suo gruppo jazz avrebbe dovuto aprire la diciassettesima edizione. Durante i nove giorni di programma, il Festival presenta in anteprima nazionale il nuovo documentario di Werner Herzog, Cave of Forgotten Dreams, e ospita l’alpinista Fausto De Stefani per raccontare i suoi progetti di solidarietà in Nepal. La Lessinia d’Oro viene assegnata ai francesi Anne ed Erik Lapied per Voyage au bout de l’hiver.

Nel 2012 il Festival inaugura il programma “Parole Alte” dedicato all’editoria di montagna. La “Libreria della Montagna”, gestita dalla casa editrice fondata da Gianni Bussinelli, diviene il fulcro culturale della Piazza del Festival che si anima di presentazioni editoriali e concerti. La giuria, di cui fa parte anche il regista Edoardo Winspeare, assegna la Lessinia d’Oro alla Norvegia con Vinterlys di Skule Eriksen. Tra gli ospiti di “Parole Alte” arriva a Bosco Chiesanuova nel 2013 lo scrittore Paolo Rumiz. Vince la Lessinia d’Oro Julia Murat con il film Histórias que só exsistem quando lembradas.

Con lo slogan “è bello avere vent’anni” il Festival taglia nel 2014 il traguardo dei primi due decenni, presentando 83 film da 34 paesi con 25 anteprime italiane. Per il suo impegno ecologico il Festival viene premiato alla Mostra del Cinema di Venezia con il “Green Drop Award”. Trionfa il regista norvegese Frode Fimland che con il film Søsken til evig tid si aggiudica la Lessinia d’Oro, il Premio del Pubblico e il Premio della “Giuria Microcosmo” del Carcere di Verona.

Nel 2015 il Festival entra a far parte dei festival italiani sostenuti dal MIBACT. La programmazione assume una fisionomia sempre più internazionale, abbracciando tutti i generi cinematografici con una crescente attenzione ai film di animazione per bambini e ragazzi. Il Festival si è ormai affermato in Italia come il maggiore concorso cinematografico internazionale dedicato esclusivamente a film sulla vita in montagna, escludendo temi di alpinismo e sport, e premia con la Lessinia d’Oro un film cinese, Gtsngbo di Sonthar GyalL’anteprima mondiale della nuova colonna sonora di Mauro Ottolini sul film Inferno di Francesco Bertolini (1911) e l’evento speciale La catastròfa con Etta Scollo e Paolo Di Stefano aprirono un’edizione da record, quella del 2016, che ha tra gli ospiti la documentarista francese Marianne Chaud e fa volare la Lessinia d’Oro in Islanda per il film Sparrows di Rúnar Rúnarsson. Il Festival si rivela sempre più un crocevia dove si incontrano registi, scrittori e saggisti a indagare la montagna e i suoi cambiamenti.

Tra gli ospiti della ventitreesima edizione nel 2017 arrivano in Lessinia lo scrittore Maurizio Maggiani, la filosofa Anna Cavarero e l’antropologo Annibale Salsa. Vince il film Wolf and Sheep di Shahrbanoo Sadat. Con il progetto internazionale “SÅM – Esplorazione Visiva della Lessinia” il Festival inaugura nel 2018 le residenze artistiche, ospitando sei artisti internazionali sotto la curatela del fotografo Steve Bisson. La giuria internazionale assegna la Lessinia d’Oro a Sengirė del lituano Mindaugas Survila.

Arrivato a quota venticinque, con l’edizione 2019 il Festival segna il punto più alto della sua storia per numero di eventi e di spettatori che in dieci giorni sfiorano i venticinquemila. Consacra il traguardo del quarto di secolo la concessione al Festival dell’alto patrocinio del Parlamento Europeo per saper «illustrare la diversità delle tradizioni europee e accendere i riflettori sul processo di integrazione europea». I 67 film da 32 paesi sono presentati nelle sezioni “Concorso”, “Montagne Italiane”, “FFDL+”, “Eventi Speciali”. Il venticinquesimo Festival è dedicato alla Madre Terra, con un imponente programma cinematografico e culturale e molti eventi dedicati all’ambiente, ai cambiamenti climatici, al rapporto dell’Uomo con la Natura. La Lessinia d’Oro va al film Honeyland di Ljubomir Stefanov e Tamara Kotevska che entrerà di lì a poco nella cinquina di due premi Oscar. Tra gli ospiti ci sono il regista Franco Piavoli e il meteorologo Luca Mercalli. Nello stesso anno il Comune di Bosco Chiesanuova assegna il riconoscimento del Derlo d’Oro al Festival per i suoi 25 anni di storia.

Nel 2020, anno segnato dalla pandemia, il Film Festival della Lessinia è tra i pochi eventi cinematografici italiani ed europei ad andare in scena dal vivo, oltre che per la prima volta online. Al Festival venne rinnovato l’alto patrocinio del Parlamento Europeo e assegnato quello del Ministero degli Affari Esteri. Nasce la sezione “FFDLgreen” con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e del WWF Italia, a testimonianza della capacità del Festival di anticipare i tempi rispetto a temi che saranno fatti diventare di pressante attualità. Trionfa, con il voto del pubblico che sostituisce quello della giuria internazionale sospesa a causa delle restrizioni sui viaggi, il film bhutanese Lunana: a Yak in the Classroom di Pawo Choyning Dorji. Il film, presentato in anteprima italiana a Bosco Chiesanuova, conquisterà letteralmente il mondo, arrivando a sua volta alla cinquina degli Oscar. Il 2021 segna forse l’anno più difficile nella storia del Festival. «Il tempo dell’incertezza e dello sfinimento», lo definisco nel presentare un programma che pure riesce a presentare dal vivo a Bosco Chiesanuova e online su MyMovies, la principale piattaforma italiana di film on demand, 66 opere da 36 paesi con 24 anteprime italiane. Ripristinata la giuria internazionale in presenza, viene premiata la regista Irene Gutiérrez con il film Entre perro y lobo.

Dopo due anni difficili e travagliati, il 2022 è l’anno della rinascita. La ventottesima edizione sorprende noi stessi organizzatori per un ritorno travolgente di spettatori e visitatori che, dal vivo e online, toccando il record mai raggiunto di 31.159. Sono 68 i film da 44 paesi, con ben 29 anteprime italiane, a cui fanno da corollario 10 presentazioni letterarie, 13 incontri culturali, 2 tavole rotonde, 9 escursioni, 6 concerti, 12 laboratori, 4 mostre. Non sono solo i numeri ma la qualità dei film e i nomi degli ospiti a segnare un ritorno del Festival alla sua dimensione naturale, con la “Piazza del Festival” e i nuovi spazi espositivi nel Centro Socio-culturale. Il Festival si inaugura con la proiezione del film Cainà con la musica dal vivo del compositore e liutista sardo Mauro Palmas. Arrivarono in Lessinia i registi Michelangelo Frammartino e Pupi Avati e, tra gli ospiti a dibattere su temi ambientali, l’astronauta Luca Parmitano a raccontare del pianeta Terra visto “da lassù”. I premi aumentano di numero e di dotazione economica, con la Lessinia d’Oro al miglior film in assoluto assegnata a Drii Winter di Michael Koch e due Lessinia d’Argento per il miglior lungometraggio a Tardo Agosto di Federico Cammarata e Filippo Foscarini (che riportano un primo premio in Italia dopo sedici anni) e per il miglior cortometraggio a Gavazn dell’iraniano Hadi Babaeifar.

L’ultima edizione nel 2023 si svolge in continuità con la precedente, investe sul coinvolgimento in particolare di Bosco Chiesanuova e della Lessinia e segna il più alto numero di eventi nella storia del Festival: 122. Aperta per la prima volta nella Piazza della Chiesa di Bosco Chiesanuova con uno sguardo al cinema verticale,Vertical Movie, la ventinovesima edizione prosegue con un omaggio al Grand Tour sulle Montagne Italianerealizzato in collaborazione con la Cineteca di Bologna e affidato alla voce narrante dell’attore Fabio Testi che riceve il Premio Protagonisti del Tempo. Il Festival 2023 omaggia anche la villeggiatura in montagna e apre le porte delle ville otto-novecentesche di Bosco Chiesanuova con esclusive escursioni guidate, dà nuovo impulso alle iniziative rivolte al sociale, con una nuova giuria nella casa di reclusione femminile della Giudecca a Venezia e con l’apertura della “Trattoria Sociale” in collaborazione con la Cooperativa Panta Rei. L’ultima Lessinia d’Oro finora assegnata è quella al regista marocchino Adnane Baraka con il film Fragments from Heaven.

E siamo alla trentesima edizione. L’anniversario servirà per guardare avanti, partendo dalla storia che ci ha permesso di arrivare fino a qui. Per questo il Festival, in programma dal 23 agosto all’1 settembre 2024, ha scelto come omaggio tematico il “cammino”, riunendo in questa parola quello geografico, esplorativo e spirituale e quello iniziato nel 1995 con il primo “Premio Lessinia”, a cui in questi trent’anni hanno collaborato una miriade di volontari, con il sostegno fondamentale dei comuni di Cerro Veronese e di Bosco Chiesanuova in particolare. A coronare l’anniversario, con un programma che sarà tra i più ricchi di sempre, il Festival presenterà il progetto HADAMO: Hub e Archivio Digitale Audiovisivo della Montagna che permetterà di catalogare tutti i film di trent’anni di storia. Dietro a ognuno di essi, dietro alla scelta di presentarli, insieme con eventi culturali che li hanno correlati e accompagnati, c’è l’identità del Film Festival della Lessinia, ci sono il lavoro e la passione di tutte le persone che hanno percorso la sua storia e che ora sono pronte a incamminarsi verso il futuro.

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